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RINASCITE - LA SOCIETA' DEL RISCHIO
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T E S T I - D E G L I - A R T I S T I
RINASCITE - LA SOCIETÀ DEL RISCHIO
13 giugno – 15 agosto 2021
a cura di Patrizia Bonardi
Opere di:
Patrizia Bonardi, Elisa Cella, Camilla Marinoni, Alice Padovani, Renata Petti
Elena Radovix, Andrea Valsecchi, Paola Zorzi
Sociologa coordinatrice: Conchita Siliquini
in collaborazione con Associazione Artists.Sociologists
presso B A C S – via Donizetti 42 Leffe (Bg)
Inaugurazione 13 giugno 2021
Per info
bacs.leffe@gmail.com
Patrizia Bonardi
GIARDINI INTERIORI 2020-2021
Biro su carta – 27 disegni 50,5x10 cm
Giardini interiori è un ciclo di disegni a biro su carta, nato durante il lock down e proseguito fino ad oggi in un periodo in cui la fantasia ha creato mondi capici di farci resistere alla solitudine e rielaborare esperienze destabilizzanti della società del rischio in cui viviamo, con la resilienza dell’istinto di cui Ulrich Beck parla nel suo capolavoro.
Col disegno ho mappato il mondo nella mia infanzia e anche dopo aver frequentato l’accademia ho saputo preservare questa mia tensione verso il disegno, lasciandola come presenza “marginale” e interiore, praticata per lo più su bordi di libri e quaderni.
Il bordo delle pagine scritte ha una forma longilinea, forma che ho utilizzato negli ultimi anni per la mia “pittura” di garza e cera d’api, in grandi dimensioni.
A marzo 2020 chiusa in casa, lontana forzatamente dallo studio, mi sono ritrovata ad utilizzare dei ritagli di cartoncino dalla forma allungata su cui ho disegnato mentre ero collegata per riunioni on line, corsi di aggiornamento webinar, incontri a distanza con amici.
Questa tipologia di disegno si può descrivere come disegno automatico, visto che la mente presta attenzione ad altro; mentre traccio le linee il mio occhio vigila sull’armonia che voglio creare, la mia mano risponde di conseguenza.
Alla fine di ogni sessione mi ritrovo a scoprire un nuovo “giardino interiore” che chiamo in questo modo perché racchiude elementi naturali elaborati dalla fantasia, mondi cosmici e surreali.
I disegni automatici mappano la mia interiorità e sono testimoni di un anno pandemico in cui la ricerca sociopolitica che mi ha caratterizzato per anni ha fatto fatica a prendere di nuovo corpo. Rinchiudersi in se stessi, nella propria fantasia, vicina ai propri affetti è stato come usare le scialuppe di salvataggio durante una grande burrasca in cui ci siamo trovati immersi, soprattutto qui a Bergamo, fin dal marzo dello scorso anno
Elisa Cella
EMBRIONI 2015-2016
Olio su acrilico su tela - 80 x 80 cm
Per i due quadri esposti, prendo ispirazione da fotografie al microscopio di un embrione umano, colto nelle prime duplicazioni cellulari. Riecheggia in questi miei lavori lo stupore di fronte al mistero della vita: dalla magia della duplicazione di una cellula alla meraviglia della costruzione di un essere umano.
Ne colgo la bellezza intrinseca e la bellezza in quanto parte di un processo e le rielaboro nella mia personale poetica che si esplicita con una ripetizione meticolosa di cerchi realizzati a mano libera ad olio su acrilico.
Le tele presentate sono due tele gemelle, in un gioco di colori opposti ed in un rimando ad una possibile coppia di gemelli.
Gli embrioni sono l’emblema della rinascita, del cambiamento, delle energie nuove e della vita che va avanti, a volte anche nonostante tutto. In questi tempi di pandemia ogni nascita mi è sembrata coraggiosa e in qualche modo rivoluzionaria.
Avere figli è produrre un cambiamento significativo nella propria esistenza, a livello privato, ed a livello pubblico occuparsi delle nuove generazioni è occuparsi del futuro.
Per una donna, essere incinta è ridefinire il rapporto col proprio corpo e da persona singola trasformarsi in un’entità fatta da lei e dal suo bambino.
Un embrione è anche un punto focale di problematiche tipiche della società contemporanea.
L’ingegneria genetica ci pone davanti una serie di novità: possiamo o potremo modificare il patrimonio genetico in modo da non trasmettere malattie ereditarie o anche da produrre altre modifiche significative. I geni si comportano in maniera più complessa di quello che ci immaginavamo all’inizio, interagendo gli uni con gli altri, quindi questo complica i nostri possibili interventi (che in questo momento in occidente sono vietati per quanto riguarda gli embrioni umani).
Camilla Marinoni
ZAFFO 2018
Carta Cotton 100%, cotone all’uncinetto, immagine fotografica
8 di 100 elementi da 23x31 cm della serie
Zaffo (dal dizionario): tampone di garza da introdurre e stipare in una cavità naturale (naso, utero), in una breccia operatoria o in una ferita, a scopo emostatico o per controllare la cicatrizzazione nel processo di guarigione per seconda intenzione.
Cosa si prova quando muore una persona amata?
Come descrivere il dolore che si sente e si vive?
Zaffo è una presa di coscienza, un punto di vista, un vuoto ricamato.
È l’impossibile tentativo di curare una ferita e coprire una mancanza.
Ma è anche cura, rinascita, insegnamento e condivisione perché dal dolore si può imparare molto, tanto da comprendere che la morte fa parte della vita ed è un processo naturale che spetta a tutti.
Il filo così intrecciato è il simbolo di pazienza e del tempo dedicato a sé, al proprio dolore e alla persona che abbiamo perso ma è anche il ricordo di mia madre che mi ha insegnato ad usare l’uncinetto negli ultimi mesi di vita.
L’ombra del centrino si adagia sull’immagine fotografica sottostante: un ombelico e un seno, rimando al femminile e alla femminilità, ma anche alla madre e alla prima relazione che abbiamo in vita, entrambi organi primordiali del nutrimento umano.
Nutrimento, per il corpo e per l’anima.
Ecco che cos’è una relazione intima.
Ecco cosa perdiamo con la morte.
Alice Padovani
SOLID. A FRAGILE PROJECT, 2019 - 2020
gesso e inclusioni di materia organica
dimensioni ambientali
La natura rappresenta per me il regno della molteplicità, del sensibile e della contraddizione perché in grado di suscitare sentimenti di gioia e disperazione, di dolore e di piacere. È vita e morte che si rincorrono in modo perpetuo del tutto fine a sé stesso, e ritrovandomi perfettamente nelle parole di Tolstoj, “già lo conosco, non cerco di sciogliere il nodo, ma mi accontento di questa oscillazione.”
Credo che la mia ricerca artistica nasca in buona parte proprio da questo momento di contrasto, dal tentativo di avvicinarmi alla sua forma e alla sua alterità.
La natura è l'immagine più primitiva e realistica che possiamo avere di noi stessi, ma il suo mistero e le infinite combinazioni producono un certo grado di smarrimento. È un autoritratto che talvolta fatichiamo a riconoscere perché racchiude infinito ed effimero nello stesso momento e nello stesso luogo; è un caos meravigliosamente organizzato che disorienta e commuove quanto guardare verso le profondità dell'universo. È un’entità che frequento quotidianamente e in questo senso “riclassificarla” in maniera tutt'altro che scientifica ma seguendo il filo dell’emotività, creando assemblaggi, installazioni e momenti performativi, mi da la sensazione transitoria di poter controllare una piccola porzione di tempo e di vita.
L'installazione Solid parla proprio di questo: è una natura morte in cui fragilità e solidità giocano con la loro stessa materia e dove il tempo sembra aver perduto il proprio diritto di corruzione. Elementi vegetali e animali dialogano assieme ad altri ‘objets trouvés’ nel tentativo di instaurare un equilibrio tra vita e morte, tra l'effimero del corpo organico e la solidità della forma inorganica.
Renata Petti
BATTE FORTE IL CUORE / 2021
cm 65 x 40 x 65 h
bronzo, cuore stampa 3D
Quale realtà esiste davvero e quale continuamente noi modifichiamo nella nostra immaginazione? E in questo periodo di pandemia e di rischi per il nostro pianeta cosa è vero e cosa è falso? La mia installazione Batte forte il cuore mette in scena un ramo secco e un cuore in una relazione di ibridismo e affronta il tema del divenire del mondo nel nostro presente. Dobbiamo essere consapevoli che siamo organismi ibridi come i licheni (come sostiene la filosofa Donna Haraway) e che possiamo essere erosi come pietre e alberi o distrutti dai virus. E ancora che viviamo in un mondo ibrido fatto dall’uomo che ha perso il suo dualismo tra natura e cultura, che la natura è in tutto e per tutto un artificio umano e che attraverso l’idea di natura gli umani pensano loro stessi e l’insieme delle relazioni con ciò che esiste.
Elena Radovix
SOSPESA 2021
Fotografia b/n Stampa FineArt Giclée 152 x 108 cm
Lo scatto fotografico è stato realizzato all’interno di una delle numerose industrie abbandonate che si trovano nelle periferie dei grandi centri urbani.
Luoghi che in un recente passato pullulavano di vita e offrivano posti di lavoro.
A causa di complessi processi politico - sociali di globalizzazione, grandi industrie, medie e piccole imprese scelgono per diversi motivi di andare a produrre altrove, in luoghi diversi da quelli di origine.
Sono in atto trasformazioni e mutamenti economici, sociali e ambientali le cui conseguenze sono innumerevoli.
Si pongono vari interrogativi di fronte a questi spazi immensi, dove la natura si riappropria di vaste aree, dove un popolo di invisibili trova rifugio.
Abbandoni che trovano risonanza nel disorientamento dell’essere contemporaneo.
Siamo sospesi sulle nostre stesse rovine.
Andrea Valsecchi
TOWER 2015-2016
Dalla serie 2 foto stampa Giclèe cm 18 x 24 x 3 Tiratura 5 + 2
Le Torri per le telecomunicazioni sono i totem contemporanei da venerare: con il loro segnale
ci trasportano dentro nuove realtà. Ci aprono finestre su mondi inaspettati dove il reale si fonde con il virtuale dando vita a nuovi paesaggi da esplorare.
In questo senso le torri sono anche un simbolo del progresso della tecnica.
Il loro segnale è quindi anche un segnale di allerta, a ricordarci che non può esserci un vero progresso senza tenere in considerazione anche gli aspetti umani e naturali.
Perché, se i paesaggi che visitiamo nei viaggi telematici sono parzialmente virtuali, a tratti surre-ali, la terra che abbiamo sotto i piedi è l’unica reale che abbiamo.
Paola Zorzi
EFFETTO BOOMERANG 2021
Legno sagomato e dipinto
Installazione - Legno sagomato e dipinto 100x100x2 cm
Il boomerang è un oggetto aerodinamico formalmente predeterminato, una volta lanciato verso un obiettivo, traccia una traiettoria non lineare ma curvilinea tale da far sì che che alla fine del percorso questo ritorni al punto di partenza.
Per effetto boomerang si intende, per estensione, un’azione che originariamente orientata verso un dato obiettivo/direzione subisce un contraccolpo, una contr/azione, una re/azione tale da determinare una ritorsione contro colui stesso che l’ha ingenerata.
L’idea che le nostre società occidentali abbiano pensato di evitare gli effetti collaterali dovuti ad un’industrializzazione forzata, (in quanto inserita in contesti strutturalmente arretrati, autoritari, competitivi, sistemicamente orientati al profitto) spostando, oltre allo sfruttamento di risorse e persone, le produzioni più inquinanti in luoghi lontani o svantaggiati, non solo è di per sé aberrante ma si è dimostrato errato.
Ciò che da anni è stato delocalizzato e viene prodotto in paesi in via di sviluppo o di nuovo sviluppo, senza che vengano applicati diritti e norme precauzionali neppure lontanamente equiparabili a quelle, già insufficienti, vigenti nei paesi più avanzati, ha prodotto e continua a produrre effetti devastanti non solo all’ambiente e alle persone direttamente interessate ma su scala globale.
Su di un piano etico, già questo abuso, questa strumentalizzazione posta in essere a partire dalla necessità di molta gente di emanciparsi dalla povertà, dovrebbe bastare a scandalizzarci e a prendere posizione in loro favore.
Il problema infatti non si esaurisce in loco, si va a sommare ai tanti problemi irrisolti delle società più avanzate.
Oggi sappiamo che gli effetti collaterali, i rischi connessi a questa situazione, non si esauriscono in quei paesi, transitano attraverso l’aria, l’acqua, le merci, giungendo all’interno delle nostre case e infine penetrando nel nostro corpo e in quello di gran parte degli esseri viventi. Ambiente, acqua, atmosfera, foreste, prodotti alimentari e manufatti, nulla è risparmiato, mentre la dimensione globale di ciò che avviene non consente a nessuno di sentirsi al riparo.
I rischi, sempre più si manifestano su scala globale, come la recente pandemia da Covid-19 ha dimostrato. Inquinamento atmosferico, surriscaldamento del pianeta, crisi economiche, pandemie, incidenti legati al nucleare, militare o civile che sia, sfruttamento ambientale e delle persone, non conoscono frontiere.
E, l’invisibilità del fattore “rischio”, come sottolineato da Ulrich Beck, ha sempre giocato a favore di una sua sottovalutazione.
Per questa ragione una posizione esclusivamente positivista, che non implichi cioè una componente critica, potrebbe apparire ingenua. Lo stesso metodo scientifico, ponendosi come antidogmatico e aperto a sempre nuove verifiche, interrogandosi cioè sui suoi limiti e non illudendosi di poterli superare molto facilmente è riuscito ad acquisire risultati un tempo impensabili. Una lezione da non dimenticare e da opporre a chi vorrebbe presentare i risultati scientifici come un “assoluto”. Ma anche a chi vorrebbe utilizzare strumentalmente piuttosto che costruttivamente questa sua apertura. Sempre più è sentita invece la necessità di approcci non solo multidisciplinari ma del tutto inediti che entrino in sintonia con la complessità della realtà contemporanea.
Sovente le case madri impongono ai paesi produttori situati in aree del mondo svantaggiate norme preventive (ambientali, igienico-sanitarie e di sicurezza sul lavoro) pur sapendo che queste, senza un controllo o un sostegno ulteriore sia economico che politico che culturale, non saranno mai applicate. Questo fatto ha consentito in più occasioni di scaricare su queste realtà, e un relativo terziario che si perde in mille rivoli, le responsabilità di molti dei disastri che nel tempo si sono prodotti.
In collaborazione con l’associazione culturale Artists.Sociologists e Conchita Siliquini
presso:
BACS – Between Contemporary art and Sociology / Fra arte contemporanea e sociologia
Via Donizetti 42 LEFFE (BG)
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